domenica 1 maggio 2011

Delle due l’una

S

to cercando di trovare una dritta per poter dedicare il massimo del tempo libero allo sport. Non chiedo altro; so bene di non avere grandi alternative alla mia vita piatta, fatta eccezione ovviamente per la settimana lavorativa. Sono giunto alla conclusione per cui il Sabato sarà il giorno della fatica, quella che porta benefici e non incazzature. Non sono vecchio, ho ancora un bel po’ di energia da vendere per cui, farò così: mezza giornata a fare pesi ed un’altra mezza sui pedali. Tanto poi arriva la Domenica e finalmente, proverò l’ebbrezza di dormire fino magari alle 10. Mi scervello per riempire gli spazi vuoti senza neppur considerare l’ipotesi che ciò avvenga attraverso una qualche forma di relazione umana e sociale. Parto dal presupposto che è questa la mia valvola di sfogo. Ieri il mio dubbio è stato: “ Qualcosa deve cambiare, sul lavoro oppure nella vita privata”. Ho decisamente più chances che ciò avvenga nella prima delle ipotesi. Il 20 Giugno è una data fatidica, quella che ( i segni scaramantici si sprecano ) dovrebbe definitivamente regalarmi la certezza del posto di lavoro. Non ho alcun dubbio che quanto appreso in questi sei mesi, avrà un senso compiuto. Rallentare i ritmi, fare ostruzionismo, giocare con la possibilità di avere il sedere parato. Ho diversi mezzi a mia disposizione affinchè ciò avvenga, ragion per cui sono tranquillo. Nulla invece è destinato a cambiare nella seconda ipotesi, se non attraverso una scelta drastica. E’ di fatto solo una questione di tempo; sto precorrendo troppo i tempi, ne sono consapevole. Da quando ho iniziato a lavorare a Torino, non ho avuto un benchè minimo frangente, attimo, di vera serenità, di compiacimento per ciò che è accaduto. Io non sono capace di essere felice, sono un perenne lamentoso, sbuffo, sospiro, contesto, rimpiango, rimugino. Sono un essere davvero insopportabile. E gli altri se ne sono accorti; i più pazienti, gli amici veri, sono ancora lì, seppur sfiancati, ad ascoltarmi. Probabilmente quando io stesso avrò le palle piene di me sarà allora che uscirò dal guscio. Una cara amica lettrice, attraverso un suo commento mi ha riconosciuto di avere ancora un bel fuoco acceso dentro. Perché lamentarsi, ribellarsi, cercare di porre soluzioni è sintomo di vitalità e non di depressione o apatia. Giusto, giustissimo direi. Tempo fa in un articolo raccontavo la mia sensazione di uccellino svolazzante all’interno di una gabbia; le ali sbattevano forte senza mai che questo mi permettesse di volare. La porta improvvisamente si è aperta, e ho cominciato a volare. Ma come un piccolo che ancora deve fare le proprie esperienze, volo molto basso, rasente terra. Le mie riflessioni sono terribilmente ripetitive, e tali saranno ancora. In questo senso un articolo, il blog stesso, mi gioca contro e non rende giustizia. Ma continuo a scrivere, anche se è già Domenica sera e domani un’altra avventura mi attende.
 

1 commento:

  1. Lo sport è un ottimo sfogo nonché scacciapensieri. Quindi dacci dentro :-D

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