mercoledì 18 dicembre 2013

Meravigliosamente naturale

N

atale, tempo di bilanci. Ma anche no. E’ il momento del confronto, di fare un salto indietro nel tempo, al vecchio Dicembre 2012. Questo si che è un lavoro costruttivo. Non è dal resoconto che si può trarre una lezione, molto meglio capire cosa siamo diventati alla scadenza dell’ennesimo anno di vita. Oppure cosa siamo rimasti. Qualche rughetta in più, i miei genitori più stanchi, il tempo che ci ha preso ancora tutti per il culo. E dentro? Cos’è cambiato? Ricordo bene dove stavo un anno fa, di questi tempi. Ero dentro di me, prigioniero della mia scatola, cercando il senso di qualcosa. Non negativo, non pessimista, solo riflessivo e, a rendermi le cose più difficili, il male comune. Ho ben capito in questi ultimi mesi che, quando ti stai contorcendo su te stesso non c’è nulla di peggio che trovare sul cammino qualcuno nella tua stessa condizione. Ma quale aiuto, quale solidarietà. Illusioni di un momento, una fase da percorrere insieme cadendo nell’errore più banale e imperdonabile che si possa commettere: confidarsi, sciogliere le proprie debolezze dandole in pasto a qualcuno che da lì a poco, ne farà una pallottola da buttare nel cestino. E allora tutto si ridimensiona, a cominciare dalla sciocca supervalutazione di un mondo fatto di sagome senza anima e desiderose solo di mostrarsi. Ma perché prendere tutto questo sul serio? Eccola la stronzata. Il confronto è bello che fatto: non ci sono paragoni, non c’è storia, io ora sono un superficiale all’occorrenza. E credetemi, dal momento in cui sono riuscito a concepire il mondo virtuale come qualcosa di simile alle parole incrociate od il sudoku, tutto è cambiato. E non è cosa da poco. Sto continuando a prendermi sul serio, da questa malattia non si guarisce, ma non ho più bisogno di alcuna maschera per risultare stupido e superficiale. Viene tutto meravigliosamente naturale. Finita la guerra contro il mondo, finita la battaglia di messaggi subliminali verso Tizio o Caio. Non hanno orecchie oppure se le hanno, alzano la testa e guardano per aria. Caffè, anima, cuore, incontro, promessa, solitudine, sto con te, ti capisco, siamo nella stessa barca. Che noia, davvero. Ed ecco Natale, e d’improvviso una parola: “Auguri”. Svalutata, violentata, svenduta come tante altre, tanto è solo una parola: come amicizia, amore, cuore, e via andare. Mi arriveranno anche quest’anno. So già come reagirò. In modo meravigliosamente naturale.



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