martedì 8 ottobre 2013

La maschera delle maschere

N

on ho mai una ragione precisa per sentirmi felice ed il più delle volte ciò accade per futili motivi. Di contro, come voi ben sapete, sono miliardi le occasioni e le situazioni nelle quali distribuisco rabbia, lamenti, insofferenza. Ho iniziato questa settimana sul filo dell’ansia. Capita quando viaggiare diventa più logorante del solito ed io, masochisticamente, proietto tutto nel futuro. “E chissà per quanto ancora dovrò fare questa vita, chissà se riuscirò mai a liberarmi del fardello”. Da due giorni a questa parte arrivo in ufficio con sul viso la stessa espressione del toro davanti al drappo rosso che gli viene sventolato sul muso, durante la corrida. Mi conosco molto bene, so di cosa sono capace. D’abitudine manifesto agitazione, un po’ di irruenza, lancio critiche qua e là. Devo sfogarmi. In questi ultimi anni ho imparato un’arte e l’ho messa da parte con grande maestria. Io sono campione nella disciplina del quieto vivere, di conseguenza non riesco a rovinarmi le giornate. Otto ore di lavoro in convivenza forzata le trascorriamo tutti o quasi. Ognuno di noi adotta tecniche. Io voglio sopravvivere e per farlo rido, scherzo, sono meravigliosamente goliardico. La maschera delle maschere. Tante volte, dopo aver chiuso la porta dell’ufficio alle spalle, mi chiedo se vado sprecando energie in tutto questo voler far quadrare i conti, almeno sul lavoro. Rispondo di no. E le motivazioni sono ben presto servite: al momento la vita lavorativa ( viaggi e lavoro vero e proprio ) rappresenta il novanta per cento della mia esistenza. Per tutto il resto, non ho bisogno di alcuna maschera, di nessun copione, mi posso concedere totale autenticità. Ciò nasce dalla condizione di solitudine cronica che, impedendomi alcun tipo di relazione, mi autorizza a non avere filtri, a lasciare liberi mente e corpo di muoversi senza necessità di adeguamenti o compromessi. Giudicate voi se si tratta di un vantaggio, o se questo porterà gradatamente all’implosione del sistema. Concludendo, mi sovviene questo tipo di considerazione: le qualità sono tante, immense; elevate sono le pretese, dura la selezione. Manca, come sempre il riscontro, il rinforzo, ma credetemi, non lo si può pretendere. Ed è vietato aspettare, illudersi. La pazienza è la mia culla e mi ci dondolo…..nervosamente.

 
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