giovedì 8 novembre 2012

Sfoghi

Q

uesta settimana non mi è affatto piaciuta. Non mi piace quando il tempo mi trascina dove vuole e mi butta via come uno straccetto usato. Sono davvero cambiati i tempi. L’entusiasmo dei primi mesi si è andato gradatamente dissolvendo e con esso quella forza fisica e mentale che mi rendeva attivo e propositivo. Mi riferisco in modo particolare al mio ruolo di pendolare, a quello che, da questa vita terribile passata sui treni, può essere ricavato come vantaggio. Un libro, il pc, gli articoli scritti dalla prima declassata, una rivista, il mio corso di inglese. Dove sono finiti? Quando “infilo” il regionale mattutino ho solo il desiderio di addormentarmi; quando invece monto sul 17.20 se chiudo gli occhi, la testa comincia a pendolare vorticosamente. Sono stanco. E lo vedo sul lavoro. Il pendolare regala due ore di straordinario in entrata ed in uscita, ovviamente non pagato, anzi. Il pendolare non è efficiente sul lavoro. Diciamocelo, faccio errori da principiante e non me lo perdono. Sono un perfezionista, non posso e non voglio sbagliare. E se lo faccio non posso nemmeno tirare in ballo la stanchezza perché nessuno è in grado di capire o meglio, a nessuno frega nulla. Sono giovane, o relativamente tale. Quando faccio il mio lavoro vorrei sapere ciò che faccio, ciò che non devo fare, e magari anche essere aiutato. Questo non mi viene negato, anzi. Ma io sono stanco. Non ho la testa. Questa vita mi toglie non solo concentrazione e capacità intellettive, ma com’è noto, mi toglie vita. Tempo succhia vita. Arrivo alla fine di settimane come questa, decisamente demotivato e con tanta voglia di mollare tutto. Lo so bene che non lo farei mai, ma mi va di dirlo, anche solo per sfogarmi, anche solo per urlare a qualcuno che Enzo si è rotto le balle di fare questa vita che non è nulla, né carne né pesce. Poi tutto rientrerà rigorosamente nei ranghi, tutto tornerà alla più completa normalità. E continuerò a far finta che va tutto bene perché non hai nemmeno più il diritto di lamentarti di una vita becera. Perché il qualunquismo ti dice che hai un lavoro e non te ne puoi lamentare. E che sei in salute e non ti puoi crucciare. Ma questo puntino, questo piccolo puntino egoista, ha voglia di urlare che si è stufato. Così, tanto per dire qualcosa. Sono risucchiato dal tempo, non ho più voglia, sono un automa a tutti gli effetti. Non avrei scritto nulla fino a chissà quando. Del resto, a chi avrei potuto urlare il mio malessere evitando di sentirmi dire le solite frasi di circostanza? A nessuno, se non a questo foglio bianco.

 
urlohomer

2 commenti:

  1. chi meglio di me può capire questo tuo sfogo...e come non esserne d'accordo!Hai ragione, la nostra vita scorre sui treni che ormai sono la nostra sola speranza di riuscire a riposare e rilassarci ( ma è e rimane sempre e solo una speranza) dopo una giornata di massacro. Totale vita privata uguale a zero. Totale anni che passano inutilmente=tanti.Coraggio Enzo, il nostro malessere rimane dentro, ma siamo forti e testardi, proseguiamo!!!!!

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  2. Eh si, proseguiamo. Nonostante tutto. Viviamo sempre in silenzio il nostro disagio forse perchè non tutti sarebbero in gradi di capirlo. E' frustrante dover rassegnarsi all'idea che il tempo non lo si può comandare. Un abbraccio

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