venerdì 2 dicembre 2011

Quieto vivere

O
nestamente parlando, ho un gran bisogno di protezione. Non è un discorso di coperta, guanciali, calore umano. Ho estremamente bisogno di sapere se il mio modo di vedere le cose e di vivere la vita è normale; voglio sapere se la mia è una visione arcaica (e dunque è il caso di svegliarmi), oppure se posso procedere a testa alta. Questa settimana sono stato protagonista, mio malgrado, di situazioni molto imbarazzanti. Ho messo del mio, ma credetemi, qualcuno mi ci ha tirato dentro. Sono un essere tranquillo, magari logorroico, ma dimostro pazienza e calma. Attenzione, spesso si tratta di facciata. Sono sostenitore della teoria del “quieto vivere” perché ho realmente paura delle situazioni burrascose, dei litigi, delle voci che si alzano. E in nome del quieto vivere spesso mi astengo dal ribadire le mie posizioni. Ma sono un uomo che, come tutti, ha soglie di sopportazione superate le quali la voce, la alza. Mai però come negli ultimi tempi le mie reazioni condizionate, hanno sfondato il muro dell’offesa. Non manco di rispetto, anche quando la persona non ritengo sia degna di esso e stento tuttavia a imporre il mio punto di vista. Cosa succede dopo? Qui sta il bello: istintivamente, alla fine di una discussione sono sempre portato a ristabilire necessariamente gli equilibri, non mi piace che la situazione “negativa” si protragga troppo a lungo. Quieto vivere. Che poi, in un ambiente di lavoro, deve essere così: si può dover aver bisogno di quel collega, meglio mantenere buoni rapporti, di facciata, ma buoni. Ora, provate a smorzare i toni e ad alleggerire una mattina di lavoro. Come? Non so, vi capita di ironizzare su qualche sgrammaticatura del collega, su di un marchiano errore sopra un documento. Il bello è che non si sa chi sia, potrebbe essere chiunque. Che bello, abbiamo sdrammatizzato. Bello un corno; qualcuno si è preso la briga di andare a riferirlo e mi sono trovato la collega dietro a dirmi che lei, non ha potuto studiare nella vita e che è orgogliosa dei suoi errori. In altre occasioni sarei sprofondato. Questa volta no. Non ho riso di lei, ho riso di uno strafalcione. Come molti ridono delle mie cazzate allo sportello. Morale della favola: farsi gli affari propri è un’arte. Pochi l’hanno coltivata. Io, mantengo alto il mio livello, sebbene ci sia un ambiente che a tutti i costi, cerca di trascinarmi verso il basso. Continuo a pensare che non sono poi così arcaico. Mi proteggo da solo, ci credo, mi convinco. Non può essere tutto così squallido.
 
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5 commenti:

  1. Bhé, non sei certo te in errore, una battuta ci scappa e come hai sottolineato, è una battuta verso lo strafalcione. Forse lei è stata spesso oggetto di battute e penso non viva bene la storia degli studi.

    La prossima volta però spiegaglielo e poi comunque fai il signore ed offrile un caffé. Non dico di scusarti, se non ti ritieni in errore, ma solo come messaggio di andare oltre queste scaramucce.

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  2. Non ti devi assolutamente sentire in colpa! Abbiamo riso tutti per lo strafalcione e non per la persona che lo ha scritto (ero convinta che fosse stata un'altra...ma che fanno? una legge e l'altra scrive?). A volte il sapersi prendere in giro da soli, aiuta. Ma se è pur vero che non è certamente colpa sua se non ha potuto studiare, è altrettanto vero che nella vita ci si può sempre impegnare a migliorare. Ma pensandoci bene...chi glielo fa fare???guadagna come te e dorme tutto il giorno! Tu cambieresti? con il rischio di trovarti a lavorare tutto il giorno e magari dover anche rinunciare a ciò che "chiedi"? Se si sentono offesi, il problema è loro, non tuo. Buon fine settimana. Laila

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  3. "Ho estremamente bisogno di sapere se il mio modo di vedere le cose e di vivere la vita è normale; voglio sapere se la mia è una visione arcaica (e dunque è il caso di svegliarmi), oppure se posso procedere a testa alta. "

    Direi che puoi procedere a testa alta. Chi non sa ironizzare di un proprio errore, vive male la propria vita. Tu non sei causa della sua impossibilità agli studi, ma sono d'accordo con Laila che c'è sempre la possibilità di imparare nella vita senza nascondersi dietro alla propria "ignoranza".

    Felice week-end!

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  4. E com'è difficile la vita tra colleghi!!! Anche a me non piacciono le liti, i rancori..Preferisco che tutto fili, per lo meno all'apparenza, liscio. Ma ho dovuto imparare che spesso è meglio tacere che esporsi a dire il proprio pensiero.Spesso tutto viene travisato, sconvolto..Per cui, io che sono con il prossimo socievole e solare, ora mi trattengo, non esterno, e mi hanno detto che sono "asociale". Grrrrrr!

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  5. Ragazzi come sempre la mancanza di tempo mi porta ad un unico commento di risposta. Vi ringrazio. Le vostre considerazioni aprono sempre varchi di luce.

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