sabato 23 aprile 2011

Sfogliando Facebook

R
icordo che, tempo fa, appena iscritto a Facebook cominciai un’opera di ricerca di persone che comportò uno sforzo di memoria incredibile. Fui colto come da un raptus di morbosa curiosità. Andai alla ricerca di nomi e cognomi che in qualche modo avevano fatto parte della mia vita, provai a fare mente locale su situazioni, eventi, momenti condivisi con qualcuno che ormai con me e la mia vita non aveva più nulla a che vedere. Come molti pensai di avere trovato la gallina dalle uova d’oro. Che possibilità, quella di poter riunire tante facce con un solo click. Da allora però il mio rapporto con il social network più famoso, ha attraversato fasi alterne di amore-odio; la ragione l’ho individuata nell’approccio al mezzo, spesso sbagliato soprattutto se si sta attraversando una fase difficile. Ora che vivo con la necessaria leggerezza il mondo virtuale, cerco di trarre dalla rete quel che di meglio può offrire. Talvolta però ho come dei flash che mi riportano alla mente nomi, cognomi e situazioni. Istintivamente mi catapulto su Facebook e provo a cercare. E’ quello che è capitato ieri quando mi è capitato di trovare ( di ritrovare ) una persona cui sono stato molto legato. Non ho mai trattato della mia esperienza di “insegnante privato”, vero? Cominciai subito dopo aver conseguito il diploma e mi accorsi che non solo mi sentivo portato a farlo, ma la cosa mi faceva anche divertire. Non ricordo esattamente quanti ragazzi e ragazze ho seguito lungo le vacanze estive, o addirittura durante l’intero percorso scolastico. Ognuna di queste esperienze mi ha arricchito tanto. Rapportarti con i bambini, con i ragazzi lascia un segno se hai la fortuna di farlo in un ambito privilegiato come quello dell’insegnamento “personale e dedicato”. L’esperienza che sicuramente più ha segnato è stata quella di Andrea, un ragazzo dai mille problemi, dalle grandi difficoltà di apprendimento legate ad una situazione familiare “particolare”. Furono tre anni “pieni”, spesso arrivai ad essere coinvolto nella sua situazione quasi più di quanto risulterebbe un padre. Quando, arrivato alla fine del suo percorso, decise di smettere di studiare, ne fui dispiaciuto. Persi le sue tracce per poi ritrovarlo un giorno d’estate: mi raccontò di avere iniziato a fare sport, di cercare di studiare per imparare un mestiere. Ieri l’ho cercato. E l’ho trovato: la sua bacheca mostra foto nelle quali stento a riconoscerlo. Lo ringrazio per aver ( forse inconsapevolmente ) reso pubblici i suoi album fotografici. Rivederlo mi ha “toccato”. Ora ha quasi 19 anni, io l’ho lasciato che ne aveva 12. Chissà, spero per lui che tutto vada per il meglio. Certo che Facebook a volte, qualche bella sorpresa te la regala. E soprattutto mi ha dato lo spunto per parlare di un’esperienza, quella dell’insegnamento, davvero importante e formativa. Ciao Andrea e in bocca al lupo per tutto.


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