giovedì 7 aprile 2011

Alta pressione

A
ppena uscito dall’edificio dove lavoro ( erano circa le 16.30) sono stato investito da un’onda di calore spropositata. Potevo scegliere se avviarmi a piedi verso Porta Susa ( poi metro ) oppure salire sul primo “52” che passava. Ho optato per la seconda ipotesi e non l’avessi mai fatto: all’interno ho avvertito una seconda, ancor più intensa ondata di caldo ( misto a sudore ) che ha portato la mia pressione ai minimi. “Cominciamo bene”, mi sono detto. Se il buongiorno si vede dal mattino, quest’estate sarà micidiale. Ora, placidamente accomodato sul sedile in tessuto blu della solita prima declassata provo a mettere in ordine quattro pensieri. Lo faccio più che altro per distrarmi dal gruppone di amici che ha occupato i posti di fronte a me e quelli laterali. Sono totalmente, irreversibilmente stanco. E barbuto. E’ stata una di quelle giornate in cui al mattino pensi che farai una fatica assurda ad arrivare alla fine ed invece succede l’impensabile. Oggi ho avvertito nettamente la sensazione di essere più macchina che uomo. Una pratica via l’altra, richieste di qua e di là, tutte affrontate con splendida lucidità ed efficacia. Chissà poi da dove mi arriva tanto ardore gratuito, talvolta non proprio richiesto e nemmeno frutto della mia proverbiale disponibilità. Penso sia dettato innanzitutto dalla voglia ( legittima e naturale ) che la giornata arrivi presto al termine; cosa che ( devo riconoscerlo ) il lavoro di sportello agevola non poco. Ora è questo caldo a preoccuparmi. Sono mentalmente proiettato al più che imminente esordio sui pedali, ma mi auguro che almeno per quanto concerne i miei spostamenti su rotaia, si attenui. Dicevo della giornata di oggi che mi ha visto macchina più che uomo o semplice impiegato. Che la conoscenza sempre più approfondita del lavoro mi stia rendendo davvero bravo a tal punto da piacermi? E poi perché domandarmelo? Stamattina, stare sul “52” aveva un altro sapore ( e soprattutto un altro odore! ); potevo tranquillamente indossare il mio giubbottino di tela e la mia camicia senza patire alcunchè. Questo mi ha permesso di non affrontare il tragitto inutilmente. Mentre i miei occhi inebetiti fissavano i portici che scorrevano veloci ed il profilo delle montagne nascosto dalla foschia, pensavo che, sono il peggior giudice di me stesso. Quello che in modo meno obiettivo dice chi sono. E credo che gli altri in fondo vedono me come io mi vedo. Ma non sempre. Provavo ad immaginare ( e ciò mi ha fatto sorridere –chissà se qualche passeggero lo avrà notato- ) quanto sarebbe bello sapere che nessuno, nessuno mai mi ha visto e mi vede come in realtà faccio io. Due esseri completamente diversi, quindi. Ci specchiamo in noi stessi e ci sputiamo addosso sentenze inappellabili. Che madornale errore. Incontriamo migliaia di volti nel nostro cammino. Forse basterebbe l’opinione di uno solo di essi per farci ricredere. Io sono io per me, un altro io per gli altri. Possibile no? Il gruppone è finalmente sceso. Godo di questi ultimi minuti di silenzio prima di abbracciare una doccia rigeneratrice. Non fate caso ai miei pensieri, prendete sempre tutto con le molle. Oggi sono macchina e poco uomo.
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4 commenti:

  1. Finalmente è arrivato il caldo aggiungo, preferisco di gran lunga il caldo boccheggiante al troppo freddo. Oltretutto ora è la stagione migliore: caldo ma non troppo.

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  2. Oggi caldo, domani peggio e io non lo reggo...

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  3. Caldo di merda, rivoglio l'inverno, la stufa accesa e i maglioni.

    Comunque, fidati, che gli altri non ci vedono come ci vediamo noi, sennò, nel caso del sottoscritto perlomeno, saremmo un vero schifo. E invece ci dev'essere un motivo de per gli altri sono fico, intelligente e brillante mentre per me stesso sono forse il peggior essere umano che la natura possa aver mai generato, no?

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  4. Ciao Shuzzy. A me il caldo piace, ma non fuori stagione. Sudate, senso di spossatezza, pressione ai minimi. Ah è vero, probabilmente poi se gli altri mi vedessero per come mi vedo io, avrei segni di frustate ovunque... :))

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