sabato 23 novembre 2013

Scontro frontale

E

poi a volte mi attraversa un pensiero ricorrente: sto perdendo il mio tempo. In pratica il castello di certezze, di conti che tornano, di cuore e ragione che hanno svolto correttamente il loro compito, cade. Il contesto non ha più giustificazione, le pseudo motivazioni ( vedi stanchezza e stress accumulato ) diventano alibi. Un frontale con la realtà dal quale esco con le ossa a pezzi. E allora? Nulla, non succede niente perché so perfettamente di assolvere con dignità al mio compito di sopravvivenza. Lo faccio nel pieno rispetto delle regole della società e adeguandomi a ciò che mi ruota intorno. Il confine tra convinzione e verità è sottile ed è rappresentato dal senso di dignità; perdo tempo a guardare il soffitto, a lacerarmi gli occhi davanti a questo monitor oppure lo sprecherei forzandomi a fare qualcosa che non stimola? Lascio intendere di avere alternative ma non ne ho: difficile (anzi impossibile) che io mi possa permettere il lusso di scegliere. Ho lasciato il vuoto dietro ed intorno anche se, detta così suona come un'ammissione di colpa. Niente di tutto ciò. E' che poi ci sono Sabati d'inverno e la pioggia fuori, dunque pensi: “Bello mettersi addosso un pigiama caldo e rilassarsi mentre fuori piove”. E poi ripensi “ Farei una fatica enorme al solo pensiero di dovermi cambiare per una serata fuori, con questo tempo”. E' cambiato qualcosa. Succede, a volte. Vanno via velocemente i giorni, le settimane, i mesi. Arrivano le feste a ricordarci che siamo rimasti immobili e non abbiamo fatto alcunché per noi stessi. E ne arriveranno altri a condannarci al solito immobilismo e alle consuete considerazioni. Di fatto non c'è più voglia di argomentare su discorsi che hanno fatto la muffa, solo semplicemente dire cosa passa per la testa; e questa sera è venuta a trovarmi la paura di buttare all'aria qualcosa. Sono un combattente anche se tutto si direbbe di me fuorché di essere uno che affronta il mondo. Lo sono nella misura in cui mai e poi mai riuscirò ad accettare questa parabola discendente di cui sono stato protagonista; su dai, non sono triste, anzi come già dicevo ieri ho anche voglia di ridere. E faccio bene ora a chiudere questo foglio, metterlo nella scatola delle sensazioni estemporanee e andare a dormire. Con tanti complimenti a me.




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