giovedì 13 settembre 2012

Parole e meteore

E

cco, finalmente oggi ho ritrovato l’ispirazione, quell’impulso che ti spinge le gambe verso il treno e che ti fa ritrovare comodamente seduto in prima declassata (pc sulle ginocchia) in un nano secondo. Non c’è stanchezza mentale o fisica che ti impedisca di tirare fuori ciò che hai dentro e di metterlo giù per iscritto. Ho caricato la borsa a dismisura questa mattina, ma non avrei potuto rinunciare al computer. La mia intenzione era quella di dedicare un post alle parole. E dire che, dopo la travagliata mattinata di oggi, potrei parlare di tutto meno che di questo. Qualche giorno fa ripensando ad amicizie forse mai nate (dunque, nemmeno estinte), ho fatto un rapido calcolo delle volte in cui ho buttato parole al vento, frasi di circostanza. Non l’ho mai fatto in totale malafede, semplicemente ne ero in parte consapevole. Se probabilmente limitassimo le parole all’essenziale, saremmo un popolo di muti. Ci sono parole “innocue”, che infiliamo nei discorsi per riempire spazi altrimenti imbarazzanti, ci sono quelle “semiserie” che appoggiamo con cura all’interno di discorsi pseudo importanti. Trattasi di ciò che è in parte necessario per riempire il quotidiano. E poi ci sono quelle parole che occorre saper bene usare perché potenzialmente pericolose: non tanto per chi le pronuncia quanto per chi ne è il destinatario. E allora, ecco le frasi di circostanza: “dai, prima o poi ci vediamo e ci prendiamo un caffè”. “Mi fa piacere conoscerti, dai prima o poi dobbiamo vederci”. Per non parlare di quelle dette in momenti di sconforto: “ Dai amico, prima o poi organizziamo, conta su di me”. Frasi, che contengono parole che a loro volta non hanno né capo né coda”. Voliamo noi, nel tempo, così volano le parole. Rimangono sospese in aria mentre noi là sotto siamo meteore gli uni per gli altri. Le parole spesso sono degli uomini piccoli. I fatti appartengono ad una specie rara. Anche oggi ho sentito molte parole nel mio contesto quotidiano. E a quelle parole io ne ho fatte seguire altre. Ancora una volta l’impressione è quella di trovarmi sospeso mentre tutto mi gira intorno sotto forma di suoni incomprensibili e senza alcun significato. Cosa vuol dire tutto ciò? Che pensiamo poco a ciò che diciamo. O meglio, diciamo ciò che riusciamo a dire ma siamo consapevoli farlo senza sufficiente passione. Anch’io su questo blog, uso le parole. Come le uso? Male, probabilmente. Ma c’è una cosa che spesso distingue scritto e parlato. Qui c’è passione, credetemi. Fermate ciò che pensate per iscritto. Risparmierete fiato e risulterete persino attendibili.

 
meteoriti

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