giovedì 19 luglio 2012

Io sono io e gli altri….

Chissà perché devo torturarmi il cervello, chissà perché devo pugnalarmi lo stomaco, chissà perché devo piangere e raggomitolarmi sul letto. Chissà perché non posso rinunciare a tutto questo per capire che niente cambia e tutto rimane sempre come è. Come un bambino che si è perso al supermercato e disperatamente cerca la mamma, io cerco la strada per uscire. Non ci sono carrelli e rumore indistinto di casse intorno a me. C’è solo un forte rumore di fondo, un miscuglio di volti che mi torturano con le loro bocche da cui escono frasi sconnesse, contorte. Io come un bambino disperato, mi giro intorno, mi rigiro, fino a perdere l’equilibrio. Vorrei queste voci tacessero, vorrei che quei volti sparissero dalla mia vista. Vorrei essere solo in una stanza e finalmente guardarmi allo specchio. Fissarmi intensamente negli occhi e vedere cosa ci leggo, cosa sono diventato, dove sta la ragione di tanta sofferenza. Non voglio più guardare, parlare, agire e decidere in nome e per conto di altri. Voglio farlo per me stesso cazzo. Non devo ( mi colpisse un fulmine ogni volta in cui sto per farlo )  mai più anche solo per un attimo pensare al prossimo. Farò un gioco di cui il solo player sarò io: mi immaginerò solo ovunque io mi trovi e lo farò ogni qualvolta io sarò chiamato a prendere decisioni, a fare delle scelte. Nessuno potrà trapanarmi le orecchie, nessuno potrà dirmi se fare una cosa, e cosa, soprattutto. Se la vita è poi un gioco, mi sia concesso di scegliere le tattiche giuste per sopravvivere. Io non ho mai chiesto la luna, alla vita. Semmai ho preteso la luna da me stesso finendo per essere io vittima di uno spudorato meccanismo di autodistruzione. Non ho 44 anni. Non sono un uomo. Voglio scegliere, voglio stare bene. Se qualcuno potesse guardare con i miei occhi si accorgerebbe delle dimensioni spropositate di ogni cosa che mi circonda. Si accorgerebbe in modo particolare di quanto i volti delle persone, le loro parole acquistino un peso enorme. Tutto a fronte di un essere minuscolo ed indifeso, quale io sono. No no, nessun tentativo di attirare l’attenzione, nessuna voglia di cercare protezione. Solo tanta voglia di dire che ci sono e che gli altri, sono nessuno.

3 commenti:

  1. C'era una teoria filosofica che diceva che esistiamo solo noi e gli altri che percepiamo non esistono nemmeno.
    Potrebbe essere dopotutto, no? Che esisti solo tu e gli altri no. Quindi che se ne vadano affanculo non esistono!
    Comunque sia, apparte gli scherzi, di fatto, mi par di capire che sia un po' così davvero, li percepisci di più di quel che sono (per te, se poi ho capito male correggimi). Dai troppo peso agli altri, credo che ci sia un limite a tutto. D'altronde prova a chiederti se loro ne danno altrettanto a te. Se sì, allora potrebbe anche starci, se no, si tratta di quei pensieri cosiddetti vampiri, credo che un po' tutti ne veniamo colpiti ma poi si deve capire che è un inutile dispendio di energia e che non serve a farci ottenere ciò che vogliamo.
    Mi piacciono i tuoi post, li leggo spesso anche se commento poco, perché trovo interessante che esistano persone come te in grado di esprimere pensieri così profondi.
    Insomma tutti questa pappardella per dirti questo: sbattitene e vivi con più leggerezza, d'altronde la maggior parte delle persone (mediocri non in grado di mettere due pensieri complessi in fila) vive una vita del genere e non ha assolutamente nessun problema. Ma questo dipende solo da te!

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  2. Non so come commentare questo tuo post. Io ci sono passata e posso capirti. Hai scritto una frase che mi ha colpito "Vorrei essere solo in una stanza e finalmente guardarmi allo specchio. Fissarmi intensamente negli occhi e vedere cosa ci leggo, cosa sono diventato, dove sta la ragione di tanta sofferenza. Fallo!!! E' un percorso difficile, perchè devi essere assolutamente onesto con te stesso e questo porta a galla tante sofferenze ma serve, serve a riconoscere chi siamo. Chiedi aiuto, ricordi la signora con il cameo? chiedi che ti aiuti a vedere dentro di te, e vedrai piano, piano appariranno spiragli di luce sempre più ampi fino a vedere il sereno. Credimi, funziona. Io ci sono riuscita, e se ci sono riuscita io ci può riuscire chiunque.un abbraccio. Laila

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  3. Carissimo, che altro potrei aggiungere alle tue considerazioni? Se già nella vita di tutti i giorni i miei limiti caratteriali e della personalità generano scompensi, nel mondo del lavoro provocano distruzione. Credo il punto stia nell'eccessivo senso di responsabilità con cui affronto gli impegni.Mentre lo studio giustifica questo perchè si cerca di raggiungere un obiettivo ed una soddisfazione personale, il lavoro di per sé non gratifica se non in modo venale. E se il lavoro viene preso per quel che è, anche chi ti comanda o non sa gestire, non farà più paura. Grazie come sempre, del passaggio sul blog.

    Laila. Le ultime due settimane sono state devastanti e mi hanno fatto ripiombare in quel mondo di dubbi, incertezze, paure, di cui pensavo aver ormai perso le tracce. So che devo ripartire solo e sempre da me, dalla stima che ho riconquistato verso me stesso. E dalla coscienza, che è sempre a posto e mi deve far pensare in positivo e non al contrario. Mi guarderò più spesso, prometto, con un orecchio teso alla signora dal cameo. Grazie come sempre ed un abbraccio.

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