giovedì 26 luglio 2012

Il soprammobile

S

e non vedo una persona da molto tempo e mi capita di ritrovarla, noto immediatamente il lavoro del tempo sul suo viso. Se invece la vedo tutti i giorni, non mi accorgo che invecchia. Penso che abbiate notato anche voi questa cosa. Allora mi sono chiesto: da quanto tempo io non vedo me stesso? Se lo facessi, come mi scoprirei? Invecchiato, diverso? Non parlo naturalmente dell’aspetto fisico, ma di quello interiore. Se proprio volessi scoprire l’arcano, mi basterebbe guardarmi allo specchio, fissandomi negli occhi. Non mi è mai successo di farlo con tanta intensità come ieri. Ho fatto le ore piccole, ma non immaginatemi immobile davanti allo specchio del bagno. Il mio specchio virtuale spesso è nelle persone che incontro, che seppur fugacemente entrano nella mia vita e provano a tirarmi fuori dalla palude. Il confronto di ieri ha prodotto la seguente sentenza: sono diventato una persona che ha paura di essere felice, che non vuole uscire dal pantano. Sono una persona gelosa, invidiosa dell’altrui felicità e che tirata per il braccio in segno di aiuto, è come avesse il sedere cementato al suolo. Non mi guardavo da tanto, e me e sono accorto. Stiamo parlando di un periodo lungo dieci anni, tanto è passato da quando la mia vita ha cominciato a cambiare. Impaurito, diffidente, irriverente, irritante. Questo sono io non appena qualcuno mi dice cosa devo fare per migliorare la mia vita, per uscire dal limbo. Non ci credo e mi tiro indietro. Nessuno può farlo se non qualcuno che viva intensamente sulla sua pelle le mie stesse emozioni, le mie carenze, i miei limiti. Una sorta di mal comune mezzo gaudio. Può una persona che vive una vita di relazione soddisfacente prendersi a cuore la situazione di uno sconosciuto? Può davvero? Non mi fido, o meglio, non voglio che mi si aiuti. Perché prima che mi si dica cosa è meglio per me, ho bisogno di capire cosa voglio io. Voglio che niente cambi? Voglio dare una svolta radicale alla mia esistenza? Non ci vuole molto a far si che tutti resti così: basta rimanere inerte. Non riesco più a tollerare le persone che mi dicono cosa devo fare; precisiamo, quelle che mi conoscono appena, intendo. Una cosa non sopporto di me: la facilità con cui mi apro, sconosciuti compresi. Mi chiedo cosa spinga qualcuno a trovare in me una persona da aiutare. Da rendere felice. Non dite un sentimento di amicizia, perché nel mondo virtuale questo è quasi impossibile. Laila cara, mi ci sono guardato in quello specchio e ci ho visto tanta polvere, tanta inerzia, come un vecchio soprammobile abbandonato. Ora sono questo.

 
Guardarsi_allo_specchio_new

4 commenti:

  1. dottor matto n° 8.... non voglio dire che ti capisco.. e non lo dico, lo lascio solo intendere, come una nuvola che vaga leggera sospinta dalla brezza.... devo trovare un sinonimo.... dunque..... io ti comprendo, ecco... non ho detto che ti capisco, ti comprendo, sisisisi... perchè sono le mie stesse sensazioni... non ti faccio qui tutto il discorsone, rimandiamo a quando lo affronteremo di persona, ti dico solo una cosa, quest'anno sto cercando di uscire dal guscio cementato che mi circonda, e mi sto sforzando di lasciarmi andare, sforzando proprio, te lo assicuro, è difficile lo ammetto, e qualche beneficio lo sto notando... te ne parleò e approfondirò il mio concetto a voce..

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  2. dico solo una cosa: capita spesso di aprirsi completamente, persino agli estranei. Di solito quello è il primo passo verso la felicità. E dopo 10 anni, è davvero il caso di agguantarla! Ti auguro di riuscirci! P.S. spesso persone sconosciute hanno a cuore la felicità altrui semplicemente perché magari hanno vissuto in prima persona certe situazioni e sanno "come ci si sente". E' solidarietà, seppure virtuale.

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  3. Quando tornerai parleremo di persona di questo post. Per ora ti dico solo che se quello che hai visto nello specchio non ti è piaciuto bisogna cambiarlo, togli ogni giorno uno strato di polvere e quel soprammobile tornerà agli antichi splendori e in più avrà acquistato valore e sarà un oggetto di grande pregio. Un abbraccio. Laila

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  4. Notaro,approfondiremo a voce. Grazie comunque e sempre di leggermi. Un abbraccio.

    Turista, è vero anche cio' che tu dici. La diffidenza è normale, spesso sarebbe opportuno farsi scoprire lentamente. Evita di incorrere in cocenti delusioni. Ma a volte hai anche belle sorprese. Un abbraccio

    Laila, ne parleremo e io lo farò molto volentieri. Questi giorni a casa hanno un duplice risvolto. Basta leggere il mio ultimo post. Un abbraccio di cuore.

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