mercoledì 25 gennaio 2012

Spirito di osservazione

C
oncedo sempre una possibilità al 52. Uscendo da Porta Nuova gli dò al massimo 5 minuti di tempo per passare, dopodiché prendo l’ascensore e scendo in metropolitana. Oggi ho viaggiato in superficie. Cosa ci può essere di romantico nello stare in piedi all’interno di un autobus affollato, che a forza di strattoni ( conducente incosciente n.d.r ) rischia pure di metterti ko? Ma nulla, ovvio. Il mio non è romanticismo, potrei definirla una sottile vena melanconica che mi accompagna quando tra me ed il mondo si intromette un finestrino. Occhio e croce ( e traffico permettendo ) dalla stazione al lavoro l’autobus impiega non più di 15 minuti. Me ne stavo in piedi, maldestramente infilato nello spazio riservato alle carrozzine ( giuro che se fosse salito un disabile mi sarei fatto da parte ); la mia parte sinistra totalmente appoggiata al finestrino eccetto il viso per ovvie ragioni di igiene. Corso Galileo Ferraris, nel tratto che dal monumento a Vittorio Emanuele va verso Piazza Arbarello. Perdonatemi i riferimenti toponomastici, non dicono nulla a chi Torino non la conosce, lo faccio perché mi viene naturale. Una fila di eleganti palazzi ed io lì, con sguardo inebetito ad ammirare ciò che probabilmente vedo tutti i giorni senza mai guardare realmente. I balconi, i grandi attici, le mansarde eleganti. Non ho distolto lo sguardo un attimo dai particolari, senza nemmeno accorgermi che un collega, salito molto prima, non era poi lontano. Il mio volto perennemente rivolto verso l’alto quasi perso in qualcosa che agli occhi e, alle tasche soprattutto sembra irraggiungibile. Metafore. Mi perdo volentieri in momenti di totale liberazione dai fardelli di un quotidiano a volte insopportabile. Prima le vetrine delle camere da letto, poi i balconi e le mansarde. Che il punto dal quale voglio partire sia proprio questo? Casa? Definitiva autonomia? E’ tutta questione di inconscio. Io credo di leggere nei miei gesti un’assoluta voglia di evasione. Che passa attraverso l’osservazione. Mi piace questa cosa. Questa giornata è stata devastante sotto il profilo nervoso e della gestione delle situazioni lavorative ma, sapete cosa vi dico? Chissenefrega. Mi fido di me, mi fido dei mie gesti spontanei che mi regalano carezze invisibili. Che poi tutto questo voglia dire qualcosa, non è dato sapersi.
 
osservazione

2 commenti:

  1. Questo aspetto del guardare fuori dal finestrino di un autobus, o di un treno, a volte lo noto anch'io...e' la stessa sensazione che si prova quando si viaggia in un posto nuovo, ma al contempo e' completamente diversa. Osservare attivamente cio' che si e' visto passivamente mille volte, scoprire che forse il paesaggio assomiglia a quello di una foto sbiadita stipata in un angolo buio dello sgabuzzino del cervello, ma al contempo notare dei particolari sconosciuti. Affascinante, ma anche un po' sconcertante...

    RispondiElimina
  2. Si, è anche un po' sconcertante. Dal mio punto di vista, come scrivo, l'osservazione è una sorta di carezza invisibile. Va a colmare vuoti, non c'è dubbio. Ma scoprire qualcosa da un altro punto di vista, osservarla ad una velocità diversa, è sempre piacevole. Un abbraccio

    RispondiElimina

Non fate commenti come "Anonimo". Andate su Nome/URL. Inserite il vostro nickname nel campo "nome", se non avete un blog/sito lasciate vuoto il campo URL.

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails