martedì 13 dicembre 2011

Una giornata così

A
lla fine di una giornata così vorrei fare tante cose. Vorrei piangere; non si deve necessariamente essere piccoli per farlo. E chi pensa che un uomo non può e non deve piangere è un inetto. Non c’è età per farlo. Vorrei piangere per sfogare tutta la mia rabbia e tutte le preoccupazioni che questo maledetto anno mi ha donato. Il mio errore è stato quello di non sfogarmi quando dovevo, ora però la cosa si rende opportuna. Alla fine di una giornata così vorrei abbracciare mio padre, mia madre e dire che voglio loro un gran bene e che spero possano stare con me il più possibile ancora. Vorrei abbracciare l’unica persona che in questi ultimi sei anni mi è stata sempre vicina, sopportandomi, e venendomi incontro ad ogni mio bisogno. Alla fine di una giornata così vorrei gridare al mondo che non me ne frega un emerito cazzo del mio lavoro. Se è proprio il tuo lavoro a far uscire il peggio di te, allora… Vorrei dire che la stima e il rispetto ce li si deve guadagnare e non è colpa mia se nella mia vita ho imparato a rispettare solo i miei genitori. Che se non sei degno/a della mia stima, io ti divoro. Vorrei, alla fine di una giornata così, capire cosa devo fare per vivere. Per vivere senza che il mio stomaco si contragga e la mia testa scoppi, sempre, ogni giorno. Alla fine di una giornata così vorrei poter prendere il primo treno per la mia città che ho tanto bistrattato e poter decidere di non tornare più dove sono stato sbattuto. Vorrei ribadire che non mi sento affatto fortunato per aver trovato questo lavoro. Innanzitutto me lo sono sudato, quindi la fortuna non c’entra nulla. Dove sta allora la sfiga? Nel contorno. E’ un contorno acido, riprovevole, maleodorante, di scarso valore, meschino. Questo contorno mi fa schifo. Alla fine di una giornata così mi sento felice di sentirmi diverso da tutti, diverso dalla massa insopportabile che vive una vita vuota, dove l’unica soddisfazione è quella di sentirsi padroni del mondo e degli altri. Alla fine di una giornata così mi sento distrutto, stravolto, insoddisfatto, arrabbiato. So odiare. E me lo ricordo bene. Quando pensi di essere fatto in un certo modo e, 43 anni te lo hanno dimostrato ampiamente, non riesci ad accettare ogni “deviazione” caratteriale, ogni dimostrazione esponenziale di quella forza sempre sopita. Ma in fondo è qui che esce fuori un uomo con le palle. Anche nel suo linguaggio scurrile, ma vero. Ho solo da perdere probabilmente. Alla fine di una giornata così vorrei dimenticare tutto e dire : “Domani è un altro giorno”. No. Oggi è oggi. E oggi vorrei essere e fare tutte queste cose. Alla fine di una giornata così vorrei cullarmi sulla più bella e soffice nuvola del cielo e sputare pioggia acida sull’intera umanità. Stanotte ho sognato canguri.

foto_canguri_423

4 commenti:

  1. "...Ieri è storia, domani è mistero, oggi è un dono, per questo si chiama presente..."
    Credo che tu abbia i tuoi buoni motivi per essere arrabbiato col mondo intero.. Credo che non ci si debba vergognare di piangere, chi dice di non piangere, mente, e come hai detto tu è un inetto.. Credo che piangere sia una dimostrazione di sensibilità, dono e dote che oggi è praticamente inesistente in molte persone..
    Credo che i genitori siano il dono più bello, meraviglioso e migliore che la vita ci possa fare: le uniche due persone che nonostante tutto vogliono e vorranno sempre e solo il tuo bene, e che bisognerebbe veramente onorare sempre e comunque..
    Credo che il lavoro sia la più grande fonte di stress che una persona possa subire nell'arco della propria vita, se stiamo male è solo merito suo, se siamo stressati, è solo merito suo, se siamo in lite col mondo, è solo merito suo, e non importa se ce lo siamo guadagnato o se c'è arrivato per un'enorme botta di culo, il lavoro rimane sempre lavoro e ci crea infiniti pensieri stranendoci e non facendoci più essere noi..
    Credo che dobbiamo, allora, far leva solo ed esclusivamente sulla nostra forza interiore, e grazie ad essa cercare o quanto meno sforzarci di vedere il bicchiere mezzo pieno, non per gli altri, ma per noi stessi, per non andare tutte le sere con la bile travasata, l'umore nero come la pece e il fegato rosicato e ridotto ai minimi termini..
    Provarci non costa nulla, e se ci si riesce, ci si guadagna in salute..
    A presto Enzo..

    RispondiElimina
  2. Debora, grazie di cuore per il tuo intenso commento. Concordo in pieno, non potrebbe essere diversamente. La forza interiore credo si acquisisca progressivamente attraverso un lavoro interiore. Ed io lo sto facendo. Purtroppo il mondo animale che mi circonda spesso è provocatore. E non ho l'aureola, ahimè. Possiamo però fare ogni sforzo per il nostro benessere fisico e morale, questo lo dobbiamo a noi stessi. Quando riusciamo ad esternarci rispetto al mondo e a guardarlo con il necessario distacco, forse avremo trovato la soluzione.Un abbraccio.

    RispondiElimina
  3. Quoto: "Quando pensi di essere fatto in un certo modo e, 43 anni te lo hanno dimostrato ampiamente, non riesci ad accettare ogni “deviazione” caratteriale, ogni dimostrazione esponenziale di quella forza sempre sopita."

    Vedo un persona in conflitto con se stessa prima ancora che con gli altri. Non so cosa ti spaventi, ma non puoi aver paura di te stesso.

    RispondiElimina
  4. Sono sempre sotto esame. Mi giudico, sono severo nel farlo. E questo mi rende il peggior nemico di me stesso. Lo so. Dovrei uscire da quel mondo fatto di schemi mentali e pregiudizi di cui sono parte integrante. Ci provo, credimi. Un abbraccio

    RispondiElimina

Non fate commenti come "Anonimo". Andate su Nome/URL. Inserite il vostro nickname nel campo "nome", se non avete un blog/sito lasciate vuoto il campo URL.

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails