venerdì 17 febbraio 2012

Nella vasca

A
guardarlo, il panorama non lascia troppo spazio alla speranza. Eppure quella uniforme distesa bianca che si staglia lungo il percorso del mio viaggio oggi risplendeva di una luce diversa. E’ Venerdì, giorno nel quale mi è concesso di salire sul 15.20 e godere finalmente dei benefici effetti della luce su ciò che scorre al di là del finestrino. Mano a mano che mi avvicino a casa riconosco perfettamente i luoghi delle mie escursioni: fa un certo effetto vedere la strada ed ai lati, solo un immenso tappeto bianco. Pensavo che ci vorrà ancora molto prima di riprendere le due ruote. Siamo tornati a respirare, non dobbiamo più contrarre tutti i muscoli del corpo per il tempo necessario a raggiungere il posto di lavoro. Siamo tornati in Italia. La Siberia, può stare dove sta. Sono questi i temi della natura che mi rendono felice oggi, è un ottimo passo avanti. Giornate convulse. Sempre più netta la linea di demarcazione tra ciò che accade al lavoro ed il mio mondo. Quando varco quella porta per iniziare la mia giornata, la sensazione che mi avvolge è sempre la stessa: è come se io mi trovassi lì e da un momento all’altro dovessi poi andarmene. Non so come spiegarlo, può essere che si tratti del solito meccanismo di autodifesa che va ad innescarsi di fronte ad una situazione necessaria, cui non si può sfuggire. Ho dunque, senza volerlo, elaborato la tecnica di sopravvivenza nel posto di lavoro. Quando mi lascio dietro la porta a spinta invece, raggiungo la mia isola felice fatta di famiglia, di amici virtuali, di pensieri su carta, di piccole cose. Poichè ho dedicato centinaia di post a parlare delle mie difficoltà, del mio pessimo carattere, della mia strana concezione dell’amicizia, mi sia concessa di questi tempi, un’inversione di tendenza. Non voluta, non programmata, ma nata con questo blog, con questi stessi pensieri e che mi vede recuperato come uomo e come amico. Sì perché, sto cercando di esserlo, un amico vero. Cosa che ho sempre preteso dagli altri. Oggi le mie riflessioni sono nate in vasca. Un bagno ristoratore che mi portava a sorridere; pensavo che alla fine non ci sarebbe voluto nulla a capire che bisogna dare per ricevere, che c’è grande soddisfazione nel non pensare agli altrui gesti e nel non analizzare il prossimo. Fare una cernita è d’obbligo, ma per il proprio benessere. Vivere la vita in modo semplice, liberandosi di un’impalcatura mentale che non lascia respirare. Ora sono così. Traspongo esattamente cosa provo. A costo di passare per ottimista.
 
arton36

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